Ho attraversato tutta la Sardegna per raccogliere interviste di donne che mi raccontassero di questa meravigliosa terra e del loro lavoro ed impegno per combattere le discriminazioni di genere. Da nord a sud e nell'entroterra, artiste, giornaliste, studiose e scrittrici che si battono per i diritti di tutti in particolare delle donne.
La mia bussola?
Il libro "Viaggio in Sardegna" di Michela Murgia.
Sono partita da Olbia e la mia prima tappa è stata Sassari, dove sono rimasta incantata davanti alla Cattedrale di San Nicola. Ho avuto l'opportunità di intervistare, come prima voce del viaggio, Sabrina Mura, un'avvocata che si batte per le donne vittime di tratta e di prostituzione in tutta la Sardegna, in particolare nella sua città. Ha fondato, insieme ad altri/e volontari/ie l'associazione Acos per contrastare questa realtà e supportare in tutti i modi possibili le donne.
Essendo a Sassari, ho colto l'occasione per farmi trasportare dalle parole di Michela, nel suo capitolo "Pietra", e raggiungere il nuraghe del complesso monumentale di Santu Antine di Torralba. La pietra per i sardi è qualcosa di davvero rappresentativo e i nuraghe ci trasportano attraverso leggende e culti che hanno forgiato il carattere di quest'isola.
"L'importanza dell'elemento femminino nella cultura nuragica emerge costante anche nelle tracce relative al culto, trovando espressioni significative sia nel bronzo che nella pietra. Ma è in quest'ultima che sono rimaste impresse le testimonianze più importanti di quella antica fede politeista capace di attribuire proprio alla complementarietà del principio maschile e femminile il ruolo di cardine essenziale del proprio mondo. "
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.27
Da Sassari sono partita alla volta di Oristano, e sono arrivata a Cabras, città natale di Michela, dove un fruttivendolo mi ha confessato di abitare da piccolo nel suo quartiere. Sono stata in particolare a visitare il villaggio di San Salvatore, dove l'atmosfera mistica si respira a pieno. Infatti in questo villaggio si tiene..
".. una delle più suggestive e meno note forme di devozione..Consiste in una processione in rapida corsa, lunga nove chilometri, senza soste, compiuta a piedi nudi da soli uomini in onore di San Salvatore, cioè Cristo stesso."
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.81
Dopo Cabras, mi sono diretta a Motevecchio, città di miniera. Lì ho conosciuto una donna preziosa, una ex maestra elementare, scrittrice, che ha appena vinto il premio "Donna Sarda 2023": la Signora Iride Peis, la seconda voce di questo viaggio attraverso le donne. Mi ha raccontato la storia delle donne che a piedi, dai paesini limitrofi, raggiungevano le miniere, per lavorare sottopagate senza diritti e assistenza, di cui molte morirono per colpa di incidenti di cui nessuno si prese mai la responsabilità.
"..neanche la magia della natura incontaminata che lo circonda riesce infatti a togliere la sensazione di visitare un mondo fantasma, dove macchinari e illusioni hanno realizzato insieme lo stesso destino di ruggine, e dove il pegno umano pagato al miraggio dello sviluppo industriale sembra, col senno di poi, del tutto sproporzionato."
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.57
Da Montevecchio, sono passata per i paesini tipici e i monti dell'entroterra sardo, per giungere ai menhir del parco archeologico di Pranu Mutteddu.
"..spesso ritenuti sbrigativamente simboli fallici, i menhir sardi possono invece avere segni identificavi sessuali di entrambi i generi."
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.28
Dopo essere rimasta letteralmente "pietrificata" e grata dalla potenza espressiva di quel luogo, a tratti mistico, mi sono persa per una strada e sono finita a parlare con una capretta, che secondo me era per forza femmina. Tutto ciò ha creato in me dubbi sulla mia salute mentale, essendo sola ormai da giorni. Diciamo, però, che un piatto malloreddus alla campidanese, la sera, mi ha subito tranquillizzata.
Sono così giunta nel sud dell'Isola: Cagliari, una città che ho amato moltissimo.
Qui ho potuto intervistare la terza e la quarta voce di questo viaggio attraverso le donne. Sono stata accolta da Giulia, di NaturalmenteSostenibile. Lei vende sostenibilità, perchè è convinta che non esistano distinzioni, ma che l'essere umano debba imparare a rispettare la natura che lo circonda per rispettare se stesso e gli altri.
Ho raggiunto poi Agnese Onnis, nell'Orto dei Capuccini. Lei è la referente della toponomastica femminile per la Sardegna. Una donna dalle mille risorse, piena di energia e fiduciosa del concetto di sorellanza. Mi ha spiegato l'importanza dei nomi delle donne nelle strade, affinché nessuna venga dimenticata.
Sono poi partita da Cagliari alla volta di Orgosolo, nel cuore della Barbagia.
"La Barbargia è un territorio abitato da sardi che per ragioni storiche, geografiche ed economiche hanno vissuto per secoli in un isolamento relativo, motivo per cui questa regione è sempre stata ai margini rispetto ai processi storici che hanno interessato il resto della Sardegna."
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.10
Orgosolo trasuda di Barbagia. L'alterità, tipica dei sardi dell'entroterra di cui parla Michela, è tangibile in ognuno dei suoi abitanti. Ho incontrato persone dalla corazza dura come la pietra e l'anima leggera e rincuorante come il vento caldo del mare. Non ringrazierò mai abbastanza Orgosolo per ciò che mi ha donato. La quinta voce di questo viaggio è una donna, artista di alcuni dei murales di Orgosolo, di cui ho intravisto il cuore mentre mi raccontava di quanto l'arte fosse importante per loro, per raccontare chi sono e cosa vogliono da questo mondo. In lei ho rivisto la donna dipinta di Cabras, colei che mi porterà dall'ultima voce femminile del mio viaggio in Sardegna.
Grazie a questa donna ho poi scoperto che ad Orgosolo esiste un murales con una frase che Michela stessa ha donato. Sotto quel murales c'è la casa di una sarta, con la porta sempre aperta, con cui mi sono messa a chiacchierare per ore.
Ultima tappa del viaggio, ultimo capitolo di Michela: Femminilità
Potevo andare in Sardegna per raccontare di storie di donne e non passare dalla casa di una delle donne sarde per eccellenza?
Premio Nobel per la letteratura, a Grazia Deledda è stato dedicato un museo nella sua casa natale di Nuoro. Dalla finestra della sua cameretta Grazia osservava il mondo e ragionava di cose semplici e quotidiane, ma voleva di più di quello che il mondo chiede patriarcalmente a tutte le donne.
"Il racconto del focolare, a cui la Deledda stessa dedicò la raccolta Per il Folklore sardo, ha rappresentato per secoli il diversivo alla quotidianità di cui la televisione ancora da venire avrebbe poi preso il posto, con i suoi quiz, le sue fiction e le sue scosciate veline, il nuovo emblema della femminilità isolana, in ordine di tempo le ultime janas su cui fantasticare."
"Viaggio in Sardegna", Michela Murgia, p.184
Il mio viaggio sembrava finito, ma rientrata finalmente ad Olbia, mi contattò l'artista del quadretto comprato ad Orgosolo: Sara Backhmann. Lei ha realizzato una collezione di quadri raffiguranti donne sarde, ma non solo, intitolata "Le amiche di Freya", perchè tutto nacque da uno disegno che fece a sua figlia, Freya, quando lei era piccola.
Essere accolta nella sua casa, "stracolma" di arte, è stata la ciliegina sulla torta di questo fantastico viaggio.
Non potrò mai ringraziare abbastanza tutte le donne che ho incontrato e tutte quelle di cui ho sentito solo parlare, ma che hanno fatto tanto per questa terra, che diciamocelo, è una terra femminile in toto.
Infine, non potrò mai ringraziare abbastanza Michela, perchè attraverso le sue parole, non mi sono mai sentita sola.
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