Ho conosciuto Bishnu la prima sera a Kathmandu. Pioveva molto ed eravamo disperse fra il traffico delle stradine del centro, alla ricerca di una agenzia turistica per partire alla volta di Chitwan, dove avremmo poi intrapreso il famoso safari nella giungla.
Non trovando agenzie aperte, visto il tardo orario, contattai Barbara, responsabile Apeiron Italia, che mi diede il numero di suo marito Nabin, il quale mi mise subito in contatto con Bishnu. Ci mettemmo d'accordo per incontrarci nella hole del nostro hotel a tarda serata e lì lo vidi per la prima volta: un uomo piccolo di statura, vestito in modo molto elegante e ben curato, occhiali da vista tondi e un sorriso accogliente. Mi spiegò subito l'itinerario del safari e la mattina dopo, all'alba, fu di nuovo lì puntuale ad aspettarci per accompagnarci al bus in partenza per Chitwan.
Ma fu solo con il trekking presso il monastero di Namobuddha che conobbi realmente Bishnu e la storia della sua famiglia.
Mentre oltrepassavamo le montagne, io con il fiatone e lui come se stesse passeggiando in pianura, mi indicò un piccolo villaggio disperso sugli altopiani nepalesi e mi disse: "Vedi Vanessa io abitavo in un villaggio così". La domanda mi venne spontanea: "E come mai sei andato a vivere a Kathmandu?"
"Cara sorella Vanessa, perchè volevo un futuro migliore per le mie bambine"
Gunjan ha 11 anni, il viso sereno, ma lo sguardo timido e riservato. E' molto curiosa, non appena le mostro le foto sul mio cellulare mi chiede in quale parte del mondo esistono tutte quelle città e quei paesaggi. Così le mostro tramite google maps, le località raffigurate in foto. Poi le chiedo se può mostrarmi un suo libro di scuola e da un piccolo cassetto, in una stanza minuscola, in cui ci ritroviamo insieme, estrae un libro di inglese e mi mostra tutti gli esercizi fatti e i compiti. In quella stanza che racchiude la camera da letto di tutta la famiglia, il luogo in cui le bambine studiano, giocano e attendo la cena, c'è anche la sorellina Aishwarya di tre anni. Lei è decisamente più entusiasta e espansiva della sorella. Scorre il cellulare che condividono come una persona adulta e si diverte con giochi che la Gunjan le fa spesso vincere. Siamo lì perchè Bishnu ci ha invitate a cena da lui per conoscere la sua famiglia e per offrirci anche quel poco che ha. Entra anche lui nella stanza e mi mostra dei bastoncini di legno, regalati da un'associazione per le bambine, con cui comporre torri e piramidi.
Non hanno molti giochi, come non hanno molto spazio, ma è chiaro che, lì, in quella città, possono avere un futuro migliore.
"L'istruzione e l'educazione le emanciperanno", mi dice il Bishnu, orgoglioso di poter permettere tutto ciò alle sue due figlie.
La madre invece non dice molto, è intenta, nell'altra piccola stanza, a cucinare la cena.
In Nepal, nonostante sia un paese davvero accogliente e gentile verso i tuiristi e le turiste, esistono gravi discriminazioni nei confronti delle donne e delle bambine, che tendono a manifestarsi in particolare nei nuclei famigliari. La nascita di una figlia femmina può ancora essere considerata un disagio. Quello che Bishnu sta facendo per le sue due figlie è, ai miei occhi, rivoluzionario, in quanto le renderà libere attraverso l'unico strumento che può emanciparle: l'istruzione.
Grazie al suo lavoro di guida turistica, Bishnu paga le scuole ad entrambe le figlie. E' perciò veramente fondamentale poterlo sostenere e sostenere così queste due giovani donne verso un futuro migliore.
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