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15 minuti di Paola Cortellesi




Sono stata molto titubante nell’affrontare un corso di nuoto da sola. La mia paura dell’acqua, come molti di voi sanno, è strettamente legata alla colonna sonora del film “Lo Squalo” di Spielberg. Immergere completamente la testa sott’acqua e sentire quel rumore di paralisi mi terrorizza. Poi, gestire situazioni nuove, completamente sola, mi crea ancora un po’ di disagio, nonostante il 2023 sia stato per me un anno di grandi cambiamenti in questo senso. Così mentre mi vedevo sul podio ad alzare la coppa dei campioni dopo aver sconfitto le mie paure, essere andata ad un corso di nuoto da sola e aver perfino nuotato con la testa sott’acqua, non avevo preso in considerazione, però, che sarei dovuta uscire la sera tardi dall'impianto sportivo per raggiungere la macchina nel parcheggio antistante, al buio, da sola. Ecco allora che le parole di Paola Cortellesi, mentre camminavo di fretta, scrutando a distanza l’uomo che davanti a me raggiungeva la sua auto, guardandomi costantemente le spalle, mi sono venute in mente: “diamo per scontato che per un ragazzo una passeggiata notturna sia una passeggiata e per una ragazza, invece, un percorso potenzialmente pericoloso da affrontare in fretta e con mille cautele.” Io lo avevo talmente dato per scontato da essermene dimenticata. 


I 15 minuti del discorso di Paola Cortellesi alla LUISS, l’università privata di Roma, in occasione della cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-2024, sono stati da molti criticati attraverso quell’aggressività da clickbait, da cui la stessa attrice ha preso le distanze all’inizio del suo eloquio. La mattina in cui sono usciti spezzoni strategicamente presi dal suo discorso, ho letto per fortuna e per sfortuna, a distanza di pochi minuti, sia l'articolo di una persona che la criticava aspramente, per il richiamo alle favole e al suo ruolo inadatto in quella circostanza così “accademica”, sia l’articolo di Mario Manca su Vanity Fair. L’articolo del giornalista Manca, metteva subito in chiaro che le critiche sul discorso della Cortellesi fossero in stile “taglia e in colla di Art Attack”. Così, inconsapevolmente lo stesso giorno in cui ho deciso di imparare a nuotare, ho anche guardato il video integrale su Sky (https://video.sky.it/spettacolo/altro/video/paola-cortellesi-monologo-luiss-893491 ).

 

E per fortuna, direi.

L’ultimo discorso che mi ha così tanto emozionata è stato quello di Michela Murgia per Vanity Fair, nel numero speciale della rivista, diretto da lei stessa. Forse c’è a chi fa comodo vedere nella presenza della Cortellesi, una scelta fuori luogo, in quanto regista e non saggista, ma forse le stesse persone che si sono lamentate oggi, avrebbero dovuto lamentarsi ieri, per quei saggisti e rettori che propinavano discorso misogini e impregnati dei canoni di femminilità e mascolinità tossica o che comunque non facevano alcun riferimento alla prospettiva di crescere in un ambiente paritario, dove ognunə è legittimato a sbagliare, ma senza mai prevaricare l’altrə per raggiungere i propri scopi.

Attori e non comparse.  

 



L’elogio della regista pluripremiata di "C'è ancora domani" alla funzione della storia, intesa come racconto e come culla di esperienze da cui attingere per costruire il nostro domani, per i più superficiali e invidiosi può essere davvero ridotta alla scarpetta di Cenerentola e alla bellezza di Biancaneve, che dovrebbero salvarsi da sole, non grazie ad un cacciatore e ad un principe, ritrovando la massima aspirazione nell'autodeterminazione di se stesse e non nel matrimonio. Ma per chi quell’urgenza di riscatto, che come afferma la regista ha reso il suo film così popolare e acclamato, la sente nello stomaco, anche mentre cammina in un parcheggio di fretta per raggiungere la sua macchina e chiudersi dentro, altro non è che “la crescita di un germoglio spontaneo di consapevolezza in una donna che non sa nulla, che non conta nulla, che si sente una nullità,” ma che sceglie di scegliere qualsiasi cosa, ma mai l’indifferenza. 



Baci da una grande nuotatrice.




Trovate l'articolo di Mario Manca su Vanity Fair, qui:



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